Educazione

A che età un bambino inizia a dire le prime parole?

E’ la domanda che si pone ogni genitore, preoccupato che il proprio bambino non si fa capire ancora. Come aiutarlo allora a sviluppare il linguaggio e pronunciare correttamente le sue prime parole?

 

Il linguaggio si forma in base a diversi fattori ambientali e biologici. Fin dal primo istante di vita, ogni bambino comunica con la propria mamma per mezzo di sguardi, di gesti, fino ad arrivare al linguaggio.

Non occorrono le parole per capirsi, ma questo non deve diventare la scusa per non comunicare verbalmente.

 

Il pianto del bambino che indica che ha fame, che deve essere cambiato o semplicemente che ha bisogno di compagnia, è la prima forma di comunicazione.

Al pianto di un bambino bisogna rispondere con il dialogo, fatto di parole dolci e tono rassicurante.

Quando e in che modo un bambino inizia a dire le prime parole?

 

Già dalle prime settimane di vita il neonato inizia a fare dei vocalizzi o a gorgheggiare qualche verso che è gutturale del tipo gu-gu o angù, ma in realtà è ancora presto per dire che stia iniziando a parlare. Spesso la mamma o il papà affermano che il loro bambino li abbia chiamati abbia mamma o papà. Si tratta, in realtà, di sillabe che somigliano alla parola mamma, papà, o pappa e lalla.

Vediamo insieme le diverse tappe di crescita linguistica del bambino

Naturalmente possono variare da soggetto a soggetto. Distinguete sempre i bambini più precoci da quelli più lenti.
0/3 mesi. Il questo periodo il neonato emette i primi suoni che gli permettono di attirare a sè la presenza rassicurante della mamma.

3/6 mesi. Il neonato risponde alla voce della mamma e modula la voce. Crea il suo primo dialogo fatto di suoni e vocalizzi simili alle parole che sente. Per questo gli si deve parlare correttamente senza imitarlo nei versi.

6/9 mesi. Inizia la fase cosiddetta di lallazione. Questa fase, conosciuta anche con il termine inglese babbling è successiva alla fase delle vocalizzazioni. Ora il bambino emette delle sillabe, come quelle che i genitori riconoscono in PA-PA’ e MA-MA, LA-LA, TA-TA e così via. Possiamo considerare che il bambino non ha in effetti un’intenzionalità comunicativa, ma nota che a ogni suo suono corrisponde una reazione della mamma. Se emette dei gridolini o sillaba, la mamma corre a cullarlo, ad allattarlo o a stargli vicino. A lui piace molto e questo gli darà maggiori stimoli a sviluppare il linguaggio.

9/12 mesi. Inizia la vera intenzione comunicativa. Essendo più autonomo nel gioco, il suo linguaggio si sviluppa, chiamando gli oggetti che vuole e facendo capire i suoi bisogni. Dirà APPUA se avrà sete o NINNA se avrà sonno. Chiamerà per nome il suo gioco preferito.

12 mesi. Contestualmente al periodo in cui farà i suoi primi passi, il bambino inizia a parlare. Il suo è un mondo tutto nuovo da scoprire. Il fatto che da ora in poi è libero di esplorare, gli dà la possibilità di esprimere la sua curiosità verso tutto ciò che può afferrare, gironzolando per casa. Farà musica con i coperchi della cucina, prenderà i vestitini dai cassetti. Ogni sua azione stimola l’uso della parola.
Da questo momento aumenteranno le parole prodotte dal bambino. Non importa come le pronuncerà, perché è ancora molto piccolo e non riesce ancora a muovere tutti i muscoli della bocca, interessati all’articolazione dei suoni.

12/18 mesi. Il bambino sta crescendo e lo si nota sotto molti aspetti. Il suo vocabolario è più ricco. Molti utilizzano la cosiddetta “Parola frase”. Cioè racchiudono in un’unica parola, un concetto. Ad esempio: la mamma deve uscire e il bambino resta con papà. Non può di certo chiedere quando torna la mamma. Il suo sarà un continuo chiedere, espresso in una sola parola: Mamma.

18/24 mesi. Avviene un exploit lessicale. Il bambino acquisisce rapidamente nuove parole. (circa 100 parole in tutto). Ciò gli permette di poter formare le prime frasi. Si passa dall’uso di una singola parola a due.

24/36 mesi. Oramai il linguaggio del bambino dovrebbe essere comprensibile e arriva a 4 anni in cui è ben strutturato.

Bisogna sempre ricordare che non c’è una regola. Tutto dipende dagli stimoli esterni che il bambino riesce a percepire.

Per tranquillizzare molte mamme possiamo aggiungere che molti bambini sembrano non rispondere al richiamo della mamma o ai giochi che gli vengono proposti. In realtà, acquisiscono e imparano sempre, anche se sembra il contrario.

I bambini hanno un diverso modo di rispondere agli stimoli.

Si tratta di differenze caratteriali.

Il compito di ogni genitore è quello di perseverare e di non arrendersi mai.

Come aiutare il bambino a sviluppare il linguaggio?

Non dobbiamo preoccuparci se il nostro bambino rispetto al fratello, parla poco e non si fa capire. Tutti i bambini sono diversi e ci sono quelli molto precoci a differenza di altri un po’ più pigri.
– Non possiamo forzare il bambino a pronunciare correttamente determinate parole. Sono le situazioni e gli stimoli provenienti dal mondo esterno ad aiutarlo a migliorare ogni giorno la sua capacità di comunicazione e ad arricchire il suo vocabolario.

– I genitori devono dare sempre il buon esempio rivolgendosi a lui pronunciando correttamente le parole. Devono evitare di storpiarle o di usare dei vezzeggiativi. Anche se alla nascita non comprende le parole e così man mano che passano le settimane, con il tempo il bambino ne acquisirà il significato e anche se all’inizio sembra solo uno spettatore state sicuri che sta imparando il linguaggio che gli servirà per parlare correttamente.

Evitate di utilizzare il dialetto considerando che a scuola potrà avere delle difficoltà d’inserimento nei rapporti con gli altri bambini. La lingua ufficiale, e nel nostro caso quella italiana, se acquisita fin dalla nascita aiuta il bambino a parlare correttamente. Gli permette di applicarla nella lettura e nella scrittura, facendo meno errori grammaticali.

– Abituate il bambino fin dalla nascita ad ascoltare il racconto di favole e fiabe. Va bene anche fare un dialogo. Tutto ciò è molto utile per sviluppare il linguaggio.
Il modo di raccontare è molto importante. Il racconto è accompagnato da espressioni facciali, pause, momenti in cui i genitori fanno delle considerazioni. Tutto ciò serve al bambino per acquisire molte conoscenze e arricchire il suo linguaggio. Non importa quando metterà in atto questi esempi, ma state sicuri che stare facendo un buon lavoro.

– Per assicurarvi il suo sviluppo mentale fate molta attenzione all’alimentazione del bambino che deve partire fin da quando è in grembo. La mamma assumerà gli integratori utili per lo sviluppo cerebrale, come l’acido folico.
Gli Omega-3 sono indispensabili nei primi mesi di vita del bambino. Lo aiuteranno a sviluppare sia le capacità cognitive, che quelle linguistiche.

Stimolate il bambino con immagini, video e documentari della natura. Portatelo in giro a visitare l’orto botanico e allo zoo. Spiegategli ogni cosa fin da quando è piccino. Questo lo aiuterà anche a formare i suoi gusti e la sua personalità. Da adulto inciderà sulle sue scelte lavorative.

– Per aiutarlo a pronunciare bene tutte le parole, giocate a fare le boccacce al fine di sviluppare i muscoli facciali.

 

Consigli utili a mamme ed educatrici.

 

Per concludere, possiamo consigliare a genitori ed insegnanti di incoraggiare sempre il bambino e coinvolgerlo nelle attività.
Non forzatelo, se non si sente di partecipare alle recite.
Non emarginatelo anche se più timido e introverso. Ci sono attività diverse per tutti.
Abbiate sempre tanta pazienza e non arrabbiatevi se non comprendete il suo linguaggio. Mostratevi sempre disponibili.
Non lo deridete e rispondete sempre alle sue domande.
Non ditegli mai di stare zitto.

Published by
Melinda Petraschi